Mario Albertarelli



Qui Touring, 1-16 luglio 1978


Salendo da Udine verso Tarvisio, un angolo delle Alpi ove si trovano, quasi affiancati, i valichi di frontiera con l’Austria e la Jugoslavia, dapprima il paesaggio non attira l’attenzione, anzi, invita a correre pigiando sull'acceleratore. Ma ben presto ci si sofferma sgomenti. Fosse anche la milionesima volta si riprova lo stesso brivido del primo momento. Attraverso i vetri, come in un film muto, sfilano le rovine di Gemona, di Venzone, di Osoppo e di tanti altri paesi rasi al suolo o danneggiati dal terremoto. Ma anche questo triste paesaggio ben presto rimpicciolisce e scompare nello specchietto retrovisore. Ora la strada sale, penetra tra le montagne. Siamo in quel comprensorio che viene chiamato col nome delle due vallate che lo formano: la Comunità Montana Canal del Ferro e Val Canale di cui fanno parte otto comuni: Moggio Udinese, Resiutta, Resia, Chiusaforte, Dogna, Pontebba, Malborghetto e Tarvisio. Qui il terremoto ha colpito in forma meno violenta che altrove e non in tutti i luoghi. La zona è tuttora turisticamente valida e io sono qui per verificare due cose: quanto vale dal punto di vista paesaggistico e che possibilità offre. Ne parliamo all’antica trattoria Martina di Chiusaforte, con Federico Martina e sua madre, mentre, in quello che è forse uno degli ultimi «fogolar» autentici della zona, prende corpo la fiamma sotto il pentolone. Sui muri anneriti ci sono delle frasi dipinte e quasi coperte dalla fuliggine. Le trascrivo...

Benedets i viei di cjase
come vîfs e come muarts
Lôr il centro lôr la base
dei afiets e dei ricuarts

Lasait lasait che colin
Lis faliscis sui ciavei,
fait ch’el fuc no si distudi
tignit cont dai nestri viei

Ne afferro appena il senso. Mamma Martina traduce: «Benedetti i vecchi di casa, da vivi e da morti, loro il centro, la base degli affetti e dei ricordi. Lasciate, lasciate che cadano le faville sui capelli, fate che il fuoco non si spenga, tenete conto dei nostri vecchi». Diciamo subito che il paesaggio è tra i più suggestivi che si possano incontrare nel nostro paese. Grandi boschi, prati fioriti, piccole vallate tagliate fuori dalle grandi correnti del turismo tradizionale. Laghi, come quelli di Fusine e di Predil, che non hanno nulla da invidiare al famoso lago di Carezza tanto che c’è il problema di proteggerli dall'abbraccio troppo impetuoso dei turisti. A Fusine, per esempio, si studia il modo di creare a valle un ampio parcheggio affinché i due laghi (ecosistemi fragilissimi) non possano più essere raggiunti con le macchine, poi i torrenti, incredibilmente trasparenti, col fondo calcareo, bianco gessoso, paradiso dei pescatori.
La gente è un po’ chiusa, come sempre, sulle montagne, ma spontanea e di sentimenti genuini. Bisogna saper rompere il ghiaccio. C’è persino una vallata laterale, la Val Resia, così chiamata dal torrente omonimo, dove la gente ha tratti somatici molto simili a quelli dei russi. Anche la parlata è piena di parole russe a testimonianza di una antica penetrazione da terre lontane in epoca romana. Come viene dunque impostato il problema dello sviluppo turistico di queste zone? Leonardo Forabosco, presidente della Comunità, dice che tra i vari obiettivi vi è quello della valorizzazione delle risorse ambientali ma nello stesso tempo vi è la preoccupazione di non commettere gli errori che altrove, forzando sull‘acceleratore del turismo, sono stati commessi in forme quasi irreversibili. Un grosso test sarà quello di Sella Nevea, una ridente località sciistica ai piedi del monte Canin, dove stanno sorgendo nuovi impianti che ben presto si collegheranno con gli impianti del versante jugoslavo. Dice una relazione: «Si può affermare, a questo proposito, che la zona di Sella Nevea fa pensare a quelle zone della Svizzera che vedono la loro ricchezza nell’ordinato e non contrastante sviluppo delle attività turistiche, agricole, artigianali, tutte concorrenti nell’elevare le condizioni sociali e nel migliorare quelle ambientali e residenziali». A Sella Nevea, a cui si arriva su ottima strada attraverso una stretta e impervia vallata laterale al «Canal del Ferro», esistono due skilift e una funivia che porta fino a quota 1.800 da dove si può ammirare uno scenario veramente maestoso. Quassù sono in funzione altri due skilift. Quest’estate verrà costruita, sempre qui, un’altra sciovia di 520 metri per lo sci estivo. A Sella Nevea (quota 1.162) entreranno presto in funzione due campi da tennis e uno da pallacanestro per i numerosi visitatori che affollano il centro turistico che è composto di quattro alberghi, numerosi condomini e case private. Per il 1979/80 è prevista la costruzione di una seggiovia sul lato sud del Montasio (la montagna che dà il nome al più famoso formaggio locale). Un collegamento con i retrostanti impianti turistici jugoslavi del versante sud del Monte Canin, come si è detto, verrà quanto prima realizzato e servirà da vera via d'incontro sulle nevi tra turisti dei due Paesi. Questa saldatura dovrebbe essere completata forse entro il 1981. Altri impianti sciistici di buon valore esistono a Tarvisio, dove sono in funzione due sciovie e una seggiovia che porta i turisti sul monte Priesnig da dove, con una seconda seggiovia, prevista per la fine del ’79, si potrà arrivare fino in prossimità del monte Lussari. Lo stesso monte si raggiunge attualmente con una funivia dalla parte di Valbruna, in comune di Malborghetto, dove attualmente sono in funzione tre sciovie di notevole lunghezza e portata. Al passo Pramollo vi sono alcuni buoni alberghi d’alta montagna e, per i turisti, gli impianti sono a pochi passi, appena oltre il vicinissimo confine tra l’Italia e l’Austria. Intanto sta nascendo l’autostrada Udine-Tarvisio mentre fervono un po’ ovunque i lavori di ristrutturazione della statale Pontebbana e della ferrovia omonima. Molte cose sono ferme o frenate in attesa di piani particolareggiati che si sono resi indispensabili dopo il terremoto. La gente ha fretta e voglia di fare. Qualcuno dice: «Io i soldi per rifare la casa li avrei ma non mi danno il permesso. Forse tra un paio di venti anni...»….. Ebbene, di che cosa avrebbero dunque bisogno da queste parti? Che la gente vincesse quella maledetta paura del terremoto e andasse a fare e vacanze quassù, dove il terremoto si è fatto appena sentire (con punte massime in poche e ben delimitate località) perché il posto è bello, i prezzi sono favorevoli e la gente, chiusa ma ospitale, sa rendere lieta una vacanza con il proprio comportamento che è sempre improntato a lealtà. Basti pensare al fatto che in qualunque villaggio si può abbandonare la macchina aperta e l’intero villaggio ne diventa immediatamente il tacito, invisibile custode. E poi ci sono i personaggi da scoprire, come Antonio Di Lenardo, 71 anni, che vive a Prato di Resia con la moglie. È un falegname che nel 73, guardando un violino, si domandò:«Ma sarà poi così difficile costruire un violino?» si mise a farli e da allora ne ha costruiti sette o otto. «Mica per venderli sa? Per gli amici, per i parenti, perché i giovani suonino la domenica e le ragazze ballino in costume». In realtà sono violini un po’ particolari. Si chiamano «Zittere» e si appoggiano al petto. Hanno un suono profondo, triste, ricordano, forse non a caso, lamenti di steppe lontane. Ecco, ho detto ciò che volevo dire, in maniera incompleta, ovviamente. Bisognerebbe citare cifre, fare raffronti, raccontare un po’ di storia. Forse le immagini possono dare una risposta a molti interrogativi. Io mi sono già dato una mia risposta ed è questa: vale la pena vivere quassù, vicino a questa gente, vicino ai loro problemi, nella bellezza di questi luoghi. Ho promesso che tornerò.

Testo e foto di Mario Albertarelli

Trattoria F.lli Martina - Via Roma, 38 - 33010 Chiusaforte ( Ud) Italia

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