Giuseppe Martina, 1816-1885
La vita di Giuseppe Martina ha inizio la mattina del 28 ottobre del 1816 nella regia imperial austriaca frazione di Cadramazzo di sotto, in casa del boschiere Giuseppe detto Luchet e di sua moglie Maria della Martina detta Moiz, di professione agricoltrice.
Giuseppe aveva 17 anni quando il Serenissimo Arciduca Viceré, per mezzo della Régia Delegazione della Provincia di Venezia, avviò il grandioso progetto di ammodernamento della Strada Postale Pontebba Ospedaletto. In soli tre anni l'opera maravigliosa sorse quasi per incanto. La veneta direzione delle pubbliche costruzioni, coll'opera e col piglio del proprio Aggiunto alle strade Nob. Malvolti, ne fece edigere il progetto, ed il noto espertissimo Talacchini ne condusse con bravura e diligenza il lavoro, che costerà l’ingente somma di poco che due milioni di lire austriache. Sistemato l'andamento del piano stradale, regolate le svolte più viziose, ampliata la larghezza della carriera a metri 8, assicurata la perennità del transito, con l’erezione di solidi ponti, qua e là sostenuta sul dorso del monte con altissimi terrapieni , che sorgono dal letto de' torrenti i quali più non possono danneggiarla , la strada del Canal del Ferro presenta ora un comodo, facile e sicuro passaggio. Con l’occasione fu realizzata la “circonvallazione del col Moresc”, che risolveva il problema del passaggio attraverso Campolaro, e venne demolita la quasi millenaria rocca veneziana (in una promulgazione pubblicata sulla Wiener Zeitung del 31 gennaio 1834 dalla Suprema Direzione delle Poste viene reso noto al pubblico che dal 1 febbraio il percorso dalla stazione di posta di Pontebba a quella di Resiutta viene ridotto da 1 ora e 1/2 a 1 ora e 1/4). Giuseppe era lì ad assistere alla prima delle grandi tasformazioni di Chiusaforte. C’era anche quando l’ultimo di agosto del 1837, dopo sole tre ore di pioggia, l’intera valle fu gettata nello spavento e nella desolazione, perfino il cimitero di Chiusa fu travolto dalle onde. Il danno maggiore lo subì la nuova strada che fu in gran parte e a lunghi intervalli quasi completamente distrutta; tre ponti in pietra atterrati e molti altri sepolti sotto le alluvioni dei rivi soprastanti. Un milione di lire non bastò a riparare tanto disastro.
Ci siamo sempre domandati come sia stato possibile che il figlio di un taglialegna di Cadramazzo di sotto sia riuscito in poco tempo e con le complicazioni dei tempi ad elevarsi a possidente. Scartata l’ipotesi dell’osteria come principale fonte di reddito, immaginiamo che la svolta sia arrivata, come per molti altri di Chiusaforte, proprio grazie a questi lavori che coinvolsero gran parte della popolazione. In realtà l’unico dato certo di questo periodo è il matrimonio con Anna Battistutti, avvenuto il 22 febbraio del 1843. Giuseppe negli atti risulta ancora residente a Cadramazzo. Tra i dati certi vi è anche l’alluvione del 2 novembre 1851: i Martina perdono la casa travolta dalle acque e se veramente avevano un’osteria a Chiusa perdono anche quella. La famiglia si trasferisce temporaneamente a Patocco. Ritroviamo Giuseppe solo l’anno successivo quando il 20 novembre 1852 acquista, da Giacomo Fortin, il Mitili detto Meneghin in mappa di Chiusa al n. 2579. Trattasi di un fondo dalle parti di Vidali che era legato da un contratto di enfiteusi in cui uno dei soci era il suocero. Nel frattempo Giuseppe ha certamente lasciato Chiusaforte in cerca di fortuna non avendo ormai più molto da perdere. Dopo quello delle Regie Strade Postali è il momento ora dello sviluppo delle ferrovie e diversi tronchi ferroviari di grande importanza furono eseguiti da gente di Chiusaforte. A molte famiglie in quegli anni arrise la fortuna, annota il bollettino parrocchiale di Chiusaforte nel 1938 riportando antiche notizie, alcune l’afferrarono, ed afferrata la respinsero. Approfittarono della fortuna la famiglia Piussi Svualdin, i Pesamosca, i Martina, i Majeron, i Marcon fari, i Longhino, i Battistutti. Siamo finiti così a metà ‘800 e la ricerca si imbatte in Lodovico Zanini, autore che pubblicò intorno agli anni trenta dello scorso secolo innumerevoli articoli e volumi sull’emigrazione friulana. Viene riportato un fatto che probabilmente non troverà mai riscontro, poiché gran parte delle informazioni lo Zanini le raccolse interrogando vecchi operai ed altri non pochi incontrati in Friuli e fuori. Nella biografia del Conte Giacomo Ceconi risulta che a Trieste in quel tempo si distinguevano come costruttori di cottimi, nei lavori del parco ferroviario della Ferrovia Meridionale, i fratelli Martina di Chiusaforte. Egli fu alla dipendenza di questi friulani intelligenti ed esperti che riconobbero e si valsero della capacità del giovane operaio. Interpellato a proposito l’archivio di stato di Trieste ci ha gentilmente risposto: Si comunica che dalla consultazione delle rubriche delle ditte del locale Tribunale commerciale marittimo non è emersa alcuna informazione relativa alla ditta in oggetto.
Ma insiste lo Zanini sempre trattando del Ceconi A Trieste si distinsero, quali costruttori del parco ferroviario della Südbahn, i fratelli Martina da Chiusaforte. Passato alla loro dipendenza, il Ceconi ebbe campo di conoscere i loro sistemi direttivi e di dar prova della sua capacità: dapprima nei lavori di Trieste, poi nella costruzione del grande viadotto della Borovnica (Franzdorf) sulla linea Postumia-Lubiana; e tutto ciò doveva maturare in lui il proposito di assumere subappalti in nome proprio. A suffragare lo Zanini pochi fatti, anzi quasi nessuno: un appunto, datato 28 aprile 1853, su una cartellina porta documenti a memoria di un precedente contenuto, un contratto di garzonato con tale Luigi Battistutti figlio di Bortolo detto Muini, nato a Chiusa nel 1837 che nell'atto di matrimonio del 1877 si dichiara muratore; tutto qua. Poi ci sono i racconti di cucina grazie ai quali quel poco che sappiamo sugli avi è arrivato fino a noi: tramite Laura Di Fant, moglie del Rico, che si è sorbita vent’anni buoni di militanza davanti ai fornelli agli ordini della suocera Maria Rizzi. Questi racconti di cucina narrano dei fratelli Martina che partivano a piedi verso l'Austria dove lavoravano nelle costruzioni ferroviarie. L’unico dato che appare convincente è la grande disponibilità di denaro di cui i due godevano. Negli anni immediatamente successivi acquisteranno in contanti una tenuta a Farla di Majano, un’altra a Basiliano, al secolo Pasian Schiavonesco, vari terreni in tutto il Friuli e, non ultimo, il terreno dell'albergo nel '65. Procediamo con ordine: nel 1855 Giuseppe, in nome anche dei fratelli Giovanni e Valentino, acquista da Margarita Cecon, moglie di Giacomo Battistutti, domiciliata a Völkermarkt, un fondo prativo sito nel comune di Resiutta marcato al n°1813, per austriache lire 50; nel ‘56, a saldo di un debito con Mattia q. Giacomo Battistutti detto Fucchie del comune di Raccolana .. di austriache lire centoventinove e centesimi otto in dipendenza a somministrazioni fatte ad esso e i suoi zattari nell'anno 1852, acquisisce un fondo prativo in borgo Fortezza marcato in mappa al n. 2016 detto fontana del Cavalîr; il 13 gennaio del ‘58 acquista da Soprano Giovanni Giacomo q. Antonio la casa al numero di mappa 1913 del catasto napoleonico, oggi via Culturis 27, il 21 aprile del 1860 una a Costamolino da Fortin Diodato, in mappa al n. 2708.
Martedì 14 ottobre 1862 Giuseppe Martina è a Udine nello studio del notaio Giacomo Someda, il palazzo d’angolo tra via Vittorio Veneto e via Manin, per acquistare per sè e il fratello Valentino assente ma persona nota al notaio, i seguenti beni in loc. Farla di Majano di proprietà del sig. Antonio Marpillero del fu Gio Paolo domiciliato in Udine: una casa colonica in mappa al n.1892, l’orto della casa in mappa al n.1893 e i terreni in mappa ai nn.2570, 2629, 2633, 2634, 2635 e 2636, il tutto per la modica somma di Austriache Lire 16.500. Il 15 aprile 1870 i due fratelli acquisteranno da Bortolo Del Missier per Lire 3.825 un terreno ed altre due case, una dominicale ed una “uso bigattiera”, proprio di fronte alla casa colonica.
Tutte le volte che tornava da Farla, entrato in Chiusa, superata la fontana degli Zanier e la curva sopra il mulino per raggiungere la casetta in Culturis, Giuseppe posava gli occhi su un terreno di proprietà della Fabbriceria, coltivato a vigna e frutteto, che dalla Strada Regia saliva dolcemente su su fino a superare la loc. Topic. Un unico lotto, grande circa 4.000 mq e esposto a sud. Fa quindi una proposta alla fabbriceria per l’acquisto del terreno. Questa informa l’arcivescovo di Udine che, non avendo nulla in contrario, il 2 novembre 1865 propone alla Deputazione delle Province Venete la vendita del fondo denominato il Ronco di S.Bartolomio di Chiusa di ragione di quella chiesa parrocchiale. La Deputazione prende atto e mette in vendita il bene. Il 5 febbraio del 1866 Giuseppe stipula coi fabbricieri il contratto di acquisto del terreno dove ha già avviato i lavori dell'albergo dei fratelli Martina.
Giuseppe non ha figli e il 26 ottobre del 1870 rimane vedovo. Qualcosa succede nella vita di quest’uomo. Vana è stata la speranza di ricavare qualche informazione in più dalla lettura del testamento olografo da lui redatto nel 1871: giace sepolto nell’archivio della Pretura di Moggio/Pontebba che consta di più di 1000 cartolari ancora da riordinare.
Giuseppe era il maggiore di tre fratelli. Mentre nei primi atti risalenti agli anni '50 agisce sempre per conto degli altri due, dopo il 1870 provvede, mediante la redazione di numerosi atti privati di “antico possesso” a dividere la Ditta, che ora sarà solo "Giuseppe e Valentino q. Giuseppe Martina", chiudendo di fatto ogni rapporto con fratello Giovanni, che rimane comunque proprietario dei terreni di famiglia in Cadramazzo. Non tratterà più direttamente neanche gli affari di Farla e Chiusaforte che saranno seguiti d’ora in poi dal fratello Valentino: anzi, nel 1876 cede a quest’ultimo metà delle sue proprietà di Chiusaforte. Non disdegna comunque di farsi ritrarre dal G.Pittino che termina l’opera il 18 maggio del 1879, l’unica immagine che abbiamo di lui. Il 24 giugno i due fratelli versano 5 lire per i poveri danneggiati delle inondazioni del Po e dall’eruzione dell’Etna. Gli affari dovevano essere andati bene durante la costruzione della ferrovia, e giornali e guide turistiche cominciano anche a parlare dell’albergo. Fa anche in tempo a incassare le 1553 Lire, e 57 centesimi, che il 17 febbraio 1883 vengono versate ai due fratelli come liquidazione finale passiva relativa all'esproprio per la costruzione della Ferrovia Udine-Pontebba. L’ultimo atto di Giuseppe è dell’11 novembre del 1884: rientra in possesso, acquistandolo dal Comune di Chiusaforte per 40 lire, di quel piccolo ritaglio di fondo attiguo alla casa, la vecchia stradella comunale per il cimitero, che aveva dovuto cedere gratuitamente da contratto al momento dell’acquisto del “Ronco di S.Bartolomeo” e che è rimasto inutilizzato dopo la costruzione del nuovo ponte da parte dell’amministrazione ferroviaria. Se fosse stato ancora vivo nel 1995 avrebbe sicuramente riacquistato anche la parte di fondo che gli fu espropriato nel 1877 ripristinando quel terreno di proprietà della Fabbriceria, coltivato a vigna e frutteto, che dalla Strada Regia saliva dolcemente su su fino a superare la loc. Topic. Morirà tre mesi dopo, il 18 febbraio del 1885. Lascerà al fratello Valentino beni pari a L. 8988,89, secondo la stima indicata nell’atto di successione, comprendenti le proprietà tra Chiusaforte e Raccolana, le case di Farla con 87,24 pertiche di terreni e ancora terreni a Basiliano e Carpeneto.