La battaglia di Casa-Sola

19 marzo 1797

La trionfale marcia francese su Vienna interessò il Canal del Ferro nel marzo del 1797. Il passaggio di quelle truppe che solo un mese più tardi si sarebbero attestate a centosessanta chilometri dalla capitale austriaca, costellò la vallata di ripetuti scontri e scaramucce. Gli uomini di Napoleone, agli ordini del generale Masséna, raggiunsero prima Osoppo e poi Gemona il 18 marzo. Il giorno successivo, l’avanguardia, formata probabilmente da esploratori appartenenti alla 20a leggera, dalle compagnie di granatieri della 75a e della 32a mezze brigate di battaglia e dal 10° cacciatori a cavallo, raggiunse Casa-Sola. La borgata, oggi in comune di Chiusaforte, era un villaggio situato in un passaggio obbligato, formato da alte montagne molto scoscese.
Come narra il granatiere Vigo-Roussillon nel suo “Journal de campagne”, “un originale ponte attraversa il torrente. E’ coperto di legno ed è chiuso come un lungo corridoio da delle travi molto spesse; delle finestre laterali vi fanno penetrare la luce”.

Quando l’avanguardia giunse di fronte al ponte, gli Austriaci, pare un migliaio di uomini appartenenti a due battaglioni ungheresi al comando del generale Ocksay, si erano trincerati all’ingresso del ponte e nelle prime case che sorgevano dopo di esso, pronti a resistere. I Francesi inviarono inizialmente delle compagnie di fanteria leggera sulle alture che dominavano la posizione ma quando giunsero in cima si accorsero che si trovavano troppo in alto e che i fianchi della montagna erano troppo ripidi perché potessero scencere verso il nemico, e venne allora deciso di effettuare un assalto diretto al ponte, con una colonna di granatieri. La tattica adottata, stando alle parole di Vigo-Roussillon, fu la stessa del ponte di Lodi: si caricò di corsa in colonna, sbaragliando l’opposizione nemica ed attaccando le case del villaggio.
L’attacco portò i suoi frutti grazie al decisivo apporto dei cacciatori a cavallo del 10° reggimento, che passando sul greto del fiume e sotto i piloni del ponte presero di fianco la postazione nemica. Stupiti e travolti dalla rapidità con la quale i Francesi piombarono sul trinceramento, gli Austriaci si misero in piena rotta, ma vennero inseguiti e massacrati avendo rifiutato la resa. I napoleonici incalzarono il nemico in fuga per un lungo tratto, rischiando addirittura di catturare il generale Ocskay, che, in ritirata, poté salvarsi grazie alla superiorità numerica delle proprie ordinanze a cavallo. Anche i granatieri francesi parteciparono all’inseguimento, e senza dubbio il più eroico fu Benezeck, soldato già conosciuto nell’esercito per le sue azioni coraggiose. Accortosi di una colonna austriaca che si ritirava disordinatamente, riuscì a raggiungere l’ufficiale che la comandava, puntandogli il fucile sul petto ed intimando così la resa all’intera unità nemica. Purtroppo quella valorosa iniziativa ebbe un pessimo epilogo, come scrisse Vigo-Roussillon: “un granatiere ungherese, vedendo che il francese era solo, gli tirò un colpo di fucile a brucia pelo e lo uccise. Benezeck fu vivamente compianto”. La storia del reggimento riferisce che i camerati seppellirono Benezeck dove era caduto, incidendo su una pietra il suo nome e le imprese che aveva compiuto.

Ecco le esatte parole del granatiere Vigo-Roussillon, che partecipò alla battaglia in prima persona e narrò nelle sue memorie di questo combattimento e dell'eroico gesto sopra descritti.

27° combattimento – 29 ventoso anno V – Battaglia di Casa-Sola.

Il villaggio di Casa-Sola si trova in una gola formata da delle alte montagne molto scoscese. Un singolare ponte attraversa il torrente. E' coperto in legno e chiuso come un lungo corridoio da travi molto spesse; delle finestre laterali vi fanno penetrare la luce. Il nemico intendeva disputare il difficile passaggio di questo ponte, e si era fortemente trincerato nelle case vicine. Tentammo dapprincipio di occupare le montagne che avevano delle viste sull'attacco. Le si salirono con pene inaudite. Essendo i loro fianchi molto scoscesi, le truppe che vi si erano stabilite non poterono prendere parte all'azione. Questa aveva quasi luogo sotto i loro piedi. Spazientito da queste difficoltà, il generale Masséna ordinò un attacco di viva forza. Lì, come al ponte di Lodi, caricammo di corsa in colonna. Il passaggio fu espugnato e si attaccarono in seguito le case del villaggio. Facemmo millecinquecento prigionieri. Un granatiere della 32a, mio compatriota dell'Hérault, e conosciuto come uno dei più valorosi dell'esercito, fece un'azione sorprendente: questo granatiere, al momento dell'evacuazione da parte degli Austriaci, disdegnò di fare prigionieri dei semplici soldati, ma vedendo una colonna che fuggiva spaventata, la oltrepassò sul suo fianco, in modo da sbarrarle la strada. Piazzò allora il suo fucile sul petto dell'ufficiale che la comandava e gli disse:”Se non fate deporre le armi alla vostra truppa, siete morto!” Il colonnello gli consegnò la sua spada e ordinò alla sua truppa di posare le armi. Ma un granatiere ungherese, vedendo che il Francese era solo, gli tirò un colpo di fucile a bruciapelo e lo uccise. Benezeck fu vivamente compianto e, in diversi periodi, Bonaparte divenuto l'imperatore Napoleone mi parlò del tratto di coraggio di questo soldato. Continuammo ad avanzare verso il Friuli, passammo la Chiusa-Veneta (o porta della Verità) ed entrammo nel Tirolo austriaco alla Pontebba. Il 3 germinale, cacciammo alcuni partiti di ussari che perlustravano l'esercito austriaco. La guerra cambiava teatro. Stavamo per entrare nel bacino del Danubio e penetrare negli Stati ereditari dell'Austria. Non si trattava più del possesso dell'Italia. Era un'invasione che cominciava. La corte di Vienna, in presenza di questa pericolosa minaccia, aveva richiamato dei grossi distaccamenti dei suoi eserciti del Reno e andava a piazzare alla testa di quello del Tirolo il suo miglior generale, l'arciduca Carlo.


Gli Austriaci, terrorizzati dall’ardore nemico, abbandonarono precipitosamente anche l’antica fortezza della Chiusa Veneta, situata poco a nord rispetto all’odierna Chiusaforte. La marcia era destinata a continuare...

Testo e foto estratte dalla Tesi "Con Napoleone in Veneto e Friuli. Le Memorie del generale barone Paul Thiébault 1797" e pubblicate per gentile concessione del dott.Federico Ambrosino
Fotografia panoramica scattata nel punto di attraversamento del ponte. Si noti la ripidità dei versanti.
Ciò che rimane della spalla del ponte di allora (pali in pino nero),in sinistra orografica del fiume Fella.
Mappa risalente al 1832 e desunta dall’originale di campagna del 1812. Si noti la disposizione delle case e in particolare la posizione del ponte, la cui traccia, seppur rimossa, risulta ancora visibile.
Secondo racconti tramandati per via orale, l’ancona nella foto potrebbe sorgere sul luogo dove più di due secoli fa venne seppellito il granatiere Benezeck.
Fotografia del punto esatto in cui sorgeva la “Chiusa”, o Chiusa Veneta. Un cartello, visibile dalla sede stradale della ex S.S. 13 Pontebbana ne ricorda l’ubicazione.
L'articolo del Messaggero Veneto del 12 ottobre 2009

Trattoria F.lli Martina - Via Roma, 38 - 33010 Chiusaforte ( Ud) Italia

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